Sotto i nostri piedi il terreno scorre,
scorre velocemente.
Le nostre gambe vanno da sole a destinazione
come se avessero fretta di arrivare
Il rumore dei nostri passi e il nostro parlare
si è mescolato con
i rumori della foresta,
del fiume,
il cinguettio degli uccelli.
All'improvviso su di noi
Si apre un varco: il sole
penetra
dentro di noi e
i suoi raggi
baciano i nostri visi cupi.
Poi il nostro sguardo viene
catturato da un raggio disperso
che si è posato
su un gruppo di case
arrampicate sulla montagna
CANATE
Il bosco è ormai
alle nostre spalle
Sì, siamo arrivati.
Canate è lì:
molto paziente
ci ha aspettato e ora ci ospita.
Il silenzio
domina
su di noi e su Canate.
Il gruppo di case
che formano Canate
sono solo i cadaveri
delle case
che sono state abbandonate dalla propria
anima.
Avvicinandosi alle case
ci sorprendono
i brividi giù per la schiena.
Poi
il cigolio di una porta che si apre...
Gli insetti,
gli unici abitanti di quelle case,
ci ospitano.
Un tavolo.
Una sedia.
Rotti,
rotti dal tempo.
Poi una cantina,
il buon aroma del vino
imprigionato
lì da anni
ci assale.
Le botti,
un torchio per pestare l'uva
ormai in disuso
Il niente
Il nulla
Sono le
uniche
due parole per
descrivere questo
paesaggio!!
Martina Sacconi
aprile 1998