Per chi parla il Presidente

Percezione e persuasione

da una storia di Oliver Sacks

Tutto ciò che percepiamo, il colore delle cose, la loro consistenza, l'unità e l'unicità della loro forma, la consapevolezza delle nostre membra e del loro movimento, l'emozione che ci suscitano certi suoni, e il fastidio che proviamo per altri, tutta questa realtà è una costruzione accurata e caratteristica del nostro cervello.
Detto così sembra un problema prettamente filosofico, ma in verità comprendere il metodo con cui il cervello elabora le percezioni potrebbe essere un grande aiuto per comprendere se stessi.
Quello che racconta Oliver Sacks, da medico, da scienziato, da uomo, con la sua prosa un po' ridondante, ma piacevolmente fluida, mostra che se il cervello funzionasse in modo appena sottilmente diverso da quello a cui siamo così abituati, tutto quanto ci circonda, il nostro modo di vivere e di sentire potrebbe essere completamente diverso. Accade che persone che sono state vittime di malattie o gravi traumi pensino e percepiscano in modo dolorosamente anomalo, rispetto alla maggior parte della gente. Questa alterazione della percezione porta con sè sofferenza e alienazione, ma è in qualche modo uno spiraglio che fa capire come, forse, funziona quella macchina complicata che abbiamo in testa.

Eccolo il presidente Reagan, che parla in televisione, con la sua affascinante oratoria, da grande politico e ex-figurante del cinema. Tutti, i normopercettivi, lo ascoltano rapiti. Ma c'è chi ha perduto la facoltà cerebrale di percepire il discorso come un tutto unico, ed a queste persone la retorica del Presidente fa tutt'altra impressione.

Gli afasici sono malati che, a seguito di un grave deficit del lobo temporale sinistro, hanno perduto la normale facoltà di riconoscere le parole nella loro articolazione verbale e, per comprendere un discorso, sono diventati estremamente sensibili alla mimica dell'oratore, intendendo con questo non tanto la gestatualità, ma, come dice Sacks, "le qualità espressive della voce". Fra i pazienti afasici del dottor Sacks il pomposo discorso del Presidente alla nazione suscitava un'irrefrenabile, un po' stizzita, ilarità.
Al contrario degli afasici, i pazienti affetti da agnosia totale, per gravi lesioni al lobo temporale destro, non apprezzano in alcun modo l'espressività delle voci, del modo di porgere; ogni parola articolata colpisce la loro mente solo come vocabolo, con il suo pieno significato, ma senza poter essere in alcun modo mitigata o corretta da un contesto recitativo. Che cosa ne pensano gli agnosici del discorso del Presidente? "Non usa una prosa chiara. Quell'uomo o ha dei disturbi cerebrali o ha qualcosa da nascondere," articolò con precisione una paziente del dottor Sacks affetta da questo deficit neurologico. I vocaboli, per il modo con cui erano collocati nella sintassi delle frasi, non erano per lei per niente convincenti.

Semplificando la situazione, possiamo ritenere che il nostro cervello normale percepisca separatamente le due fondamentali caratteristiche di un discorso: i vocaboli e le frasi nella loro costruzione sintattica da una parte, e l'espressione, il timbro e la mimica vocale dall'altra. Elabora quindi queste informazioni, in due aree separate, e trasmette alla nostra coscienza una sensazione unica, in cui le caratteristiche distinte delle due proprietà sono ormai fuse fra di loro. Da questo compattamento, un abile oratore fa scaturire nell'auditorio attenzione e persuasione. E così parole vacue e espressività ostentata possono trasformarsi in un discorso credibile, valido, seducente.

Insomma chi è stato a prenderci in giro, il Presidente o il nostro cervello?

 

Leggete tutta la storia, insieme a molte altre, in "L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello" di Oliver Sacks (titolo originale The Man Who Mistook His Wife for a Hat), Adelphi 1986-1998, parte prima: Perdite - Il discorso del Presidente, pag.114

 


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© Carla Marchetti
settembre 2005